MOR. Storia per le mie madri
dal fumetto di Sara Garagnani (Add Editore, 2022)
un progetto di Lucia Raffaella Mariani
con Lucia Raffaella Mariani, Letizia Russo, Eva Meskhi
suono Dario De Angelis | scenografia Antonella Voicu
tutor/primo spettatore Andrea Pizzalis | organizzazione Daniele Filosi
una co-produzione TrentoSpettacoli | Teatri di Bari | Teatro Kismet
con il sostegno di Centro Santa Chiara Trento
in collaborazione con Add Editore
IL PROGETTO
“Questa è una storia famigliare e come accade in tutte le famiglie non ci sono protagonisti, ma punti di vista. Non ci sono eroi, né mostri, c’è solo quello che possiamo e riusciamo a essere. Mor nella lingua svedese significa “Madre”. Nonna materna si dice mormor. Bisnonna (madre della madre, della madre) si dice mormorsmor e così via: seguendo a ritroso la linea materna, ogni generazione di madri viene nominata nella parola. Così si apre il fumetto di Sara Garagnani, “Mor. Storia per le mie madri’’. Una madre narcisista, Inger, dà la vita ad una bambina impaurita, Annette, che si trasformerà in una madre, suo malgrado, alcolizzata, e darà a sua volta la vita ad una figlia, Sara, autrice della graphic novel ed erede di una storia che sente il bisogno di mettere in ordine: per “riscattare la memoria del passato e Sopravvivere al suo stesso terrore’’ come direbbe la Allende. Abbiamo tutti ricevuto qualcosa in eredità al passato, un grumo difficile da districare che ha accumulato nodi di generazione in generazione. Ci sembra Che la gen-Z, quella dei figli di adesso, sia però la prima che sta iniziando ad “alzare il tappeto” per guardare in faccia tutta la polvere che c’è sotto. E lo facciamo con i mezzi che abbiamo a disposizione adesso: “unobravo.it’’, pagine instagram dedicate alla psicologia, gruppi telegram di autoaiuto, il racconto pubblico dei nostri traumi infantili, che non sono più panni sporchi da lavare in famiglia, ma quasi uno scintillante guardaroba da condividere con i propri followers. Questo crea da una parte una rete di persone più consapevoli della propria storia e delle storie degli altri, in alcuni casi crea anche legami profondi. Dall’altra parte sembra ci sia una pornografia dei propri traumi. Quello che ha causato vergogna ai nostri genitori, noi lo estetizziamo. Iniziamo a giocare a “chi ha il trauma più grande”? Ma forse il punto non è chi ha il trauma più grande, ma in che modo gestire la trasmissione dei traumi da genitori e figli.
LA GRAPHIC NOVEL
“Mor è una dichiarazione di amore e un gesto di riconciliazione, la scelta decisa a interrompere una linea di dolore e violenza, perché “quello che subiamo, e che non elaboriamo, lo infliggeremo, o al limite lo asseconderemo”.
Dalla postfazione di Maura Gancitano
Vincitrice del Palmarès Ufficiale di COMICON 2023 come Miglior Opera Prima Italiana, ‘Mor. Storia per le mie madri’ è un affresco familiare che si stende attraverso la storia di quattro generazioni di donne, tra Svezia e Italia. Con il dipanarsi delle vicende, l’autrice racconta come i traumi non elaborati si possano trasmettere di generazione in generazione, di madre in figlia, come un testimone che passa di mano in mano. La violenza psicologica e talvolta fisica si propaga, generando depressione, dipendenze, manie di perfezionismo, ossessioni, ricatti, segreti… anche a distanza di generazioni. In lingua svedese “mor” significa madre, “mormor” (madre di madre) nonna e così via: è la parola stessa a suggerire una ricorsività. Sara Garagnani racconta questa ereditarietà ripercorrendo la storia della sua famiglia, dalla nonna Inger alla madre Annette fino a se stessa, in un ciclo di emancipazione e ricaduta tratteggiato con lucidità ma anche con sincero affetto. Con costante inventiva visiva, puntuale e mai fredda, l’autrice ci regala un racconto che è a un tempo analitico e intimo, riflessivo e passionale, dolce e amarissimo. Una storia che ci permette di guardare le ferite familiari sotto una luce nuova, e con un obiettivo diverso: Mor non è la storia “delle mie madri” ma “per le mie madri”. Info: addeditore.it/catalogo/sara-garagnani-mor
L’IDEA DELLO SPETTACOLO
“Negli ultimi tre anni e mezzo, da quando ho intrapreso il percorso di teatrante professionista dopo l’accademia, la mia attività si è articolata in due anime: da un lato, il lavoro da solista: ho scritto ‘Freevola – confessione sull’insostenibile bisogno di ammirazione’, e ho sviluppato progetti di regia dedicati al teatro per la comunità. Dall’altro, l’esperienza di compagnia: un lavoro collettivo, profondo e stratificato, incentrato sulla schiera, sulla scrittura e sul corpo come luogo di relazione. Questo percorso si è concretizzato con la compagnia Poem, fondata con i miei ex compagni di classe e guidata da Gabriele Vacis. In questo contesto, Mor nasce come conseguenza naturale. Ho scelto di dirigere e collaborare con artiste con cui condivido un linguaggio comune e un’esperienza di compagnia consolidata. Qui, la mia dimensione collettiva si fonde con il mio percorso autoriale e registico.
C’è poi un altro filo rosso che attraversa il mio lavoro: il teatro come militanza femminista. Tutto ciò che faccio ha per me una valenza politica, ma il mio obiettivo è lasciare che siano le storie a far emergere queste istanze, senza didascalie esplicite. In Mor, ad esempio, il lavoro domestico è un tema che aleggia: in una società patriarcale, la cura dei figli e le responsabilità emotive sono imposte alle donne come se fossero un destino biologico ineluttabile. Tuttavia, Mor racconta un’altra verità: qui le madri possono essere mostri, e nessuno può sfidare la loro autorità o la forza devastante della violenza che infliggono ai figli.”
Lucia Raffaella Mariani
Lucia Raffaella Mariani (Bari, 1999)
Vince nel 2018 il premio Hystrio alla vocazione Ugo Ronfani e si forma alla scuola del Teatro Stabile di Torino, dove comincia a lavorare con Valerio Binasco e Gabriele Vacis. Insieme a quest’ultimo e ai suoi ex compagni di Accademia fonda nel 2021 la compagnia teatrale Potenziali Evocati Multimediali. Nel frattempo si avvicina alla scrittura di scena, alla stand-up, alla slam poetry e si dedica alla stesura del suo primo monologo, ‘Freevola – confessione sull’insostenibile bisogno di ammirazione’, semifinalista al Premio Scenario 2023 e selezione Milano Fringe Festival 2023.
Eva Meskhi (Roma, 1998)
Dal 2018 al 2021 è stata allieva attrice alla Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, diretta da Gabriele Vacis e Valerio Binasco, formandosi con importanti insegnanti come Fausto Paravidino, Alessio Maria Romano e Eugenio Allegri, e co-fondando la compagnia teatrale Potenziali Evocati Multimediali. Ha partecipato a progetti teatrali significativi, tra cui “La plaza” con la compagnia El Conde de Torrefiel, e ha lavorato come assistente alla regia in “Questa Lettera Per Un Pagliaccio Morto”, presentato al Festival Tramedautore di Milano nel 2020.
Letizia Russo (Roma, 1999)
Dal 2018 al 2021 frequenta la Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino diretta da Gabriele Vacis. Dal 2021 è socia dell’impresa sociale PoEM – Potenziali Evocati Multimediali. Dal 2021 al 2025 lavora come attrice in diverse produzioni del Teatro Stabile di Torino tra cui “Sogno di una notte di mezza estate” e “Oreste” per la regia di Valerio Binasco, e “Antigone e i suoi fratelli”, “Novecento”, “Antico Testamento” per la regia di Gabriele Vacis. Con la compagnia PoEM si occupa dal 2022 al 2024 della realizzazione del progetto teatrale “Trilogia della guerra”. Nel 2024 partecipa al progetto “It’s a Match” scritto e diretto da Micol Jalla che vince la menzione speciale al premio Scenario Adolescenza 2024. Sempre nel 2024 collabora insieme a Gabriele Vacis e Lucia Raffaella Mariani alla drammaturgia originale di “X” spettacolo prodotto da Teatro Koreja per la regia di Gabriele Vacis.
